Nacque a Borgo San Donnino (l’odierna
Fidenza) da famiglia operaia il 27 maggio
1879. Il padre, trasferitosi a La Spezia
quando Alberto era ancora fanciullo, vi mori
suicida.
Alberto cominciò a lavorare fin dalla
tenera età in qualità di apprendista
muratore; autodidatta , iniziò la
sua attività politica pubblicando
articoli sul “Pro Coatti” di
Genova (ottobre-dicembre 1899), quindi sul
periodico sindacale “L'Edilizia” e
sul foglio antimilitarista “La Pace”.
Da La Spezia dove continuava a vivere si
fece corrispondente dell’ “Avanguardia
Socialista” di Milano il periodico
diretto da Walter Mocchi e Arturo Labriola.
Nel dicembre 1903 tornò a Borgo San
Donnino dove trovò lavoro come muratore
e qui si trattenne fino al 1905 quando andò a
stabilirsi a Genova.
In questo ultimo centro lavorò fino
al 1907, anno in cui emigra in Argentina
dove si stabilisce prima a Buenos Aires poi
alla fine del 1907 a Mar del Plata . La sua
occupazione è sempre quella di mutatore,
ma già si mette in evidenza tra l’emigrazione
anarchica di Buenos Aires. Meschi infatti
collabora a diversi fogli libertari, come
il quotidiano “La Protesta” ,
il quindicinale antimilitarista “Luz
del Polidado”, ed inoltre inviava diverse
corrispondenze all’ “Alleanza
Libertaria” di Roma e a “Il Libertario” di
La Spezia.
Si impegnò pure concretamente, quale
organizzatore del locale movimento sindacale,
entrando a far parte della Commissione Esecutiva
della Fora (Federacion Obrera de la Republica
Argentina). Dall’Argentina Meschi è espulso
il 26 novembre 1909 in base alle leggi antianarchiche
emanate dal Governo dopo l’uccisione
del capo della Polizia colonnello Falcon.
Tornato in Italia assieme ad altri deportati
a bordo del “Rio de las Amazonas” il
27 dicembre 1909, si trasferisce a La Spezia
dove riprende la sua collaborazione al “Libertario” trattando
diversi argomenti: militarismo, la famiglia,
la scuola, ma soprattutto “l’organizzazione
operaia”.
Prendendo a esempio le esperienze anarco-sindacaliste
compiute dal movimento operaio in Francia,
Argentina, Brasile, Uruguai, egli esorta
gli anarchici alla militanza nella CGIL e
nelle altre strutture sindacali a livello
locale.
Nell'estate del 1911 è chiamato a
reggere in via provvisoria la CdL di Carrara;
l’organizzazione operaia apuana versava
allora in una crisi profonda per le lotte
intesti ne di tendenza tra: anarchici, socialisti
e repubblicani per cui il numero delle iscrizioni
era precipitato a poche centinaia di organizzati.
Diventato segretario effettivo nel 1912,
Meschi realizza la convergenza fra le correnti
socialista e libertaria, mentre i repubblicani
costituiscono una loro organizzazione a parte
nella frazione di Avenza.
Come conseguenza aumenta la sua influenza
arrivando 12.024 iscritti del maggio 1914.
Anzi, l'influenza della CdL si dilata oltre
il Carrarese e il Massese, vi aderiscono
le organizzazioni della Garfagnana e della
Versilia, la CdL di Viareggio vota nel maggio
1914 l’adesione come succursale alla
consorella carrarese.
Diversi furono gli obiettivi raggiunti in
quegli anni dalla CdL attraverso momenti
di lotta e di scontro quali lo sciopero dei
cavatori del 1911, lo sciopero generale per
le tensioni dei lavoratori del marmo nel
1912, lo sciopero degli scalpellini della
Lunigiana e della. Versilia nel 1913; ed
infine la resistenza alla serrata padronale
che paralizzò l'intera industria del
marmo nei mesi tra il 1913 e il 1914. La
serrata offri ai socialisti l’occasione
per riprende le distanze da Meschi e dai
libertari apuani, sebbene questi avessero
recuperato i repubblicani, convincendoli
a rientrare nella CdL. Nasce così per
iniziativa dei socialisti la CdL confederale
di Massa che però ha scarso peso a
causa della decisione di diversi sindacalisti
socialisti guidati da G.Tenerani, di non
seguire il partito sulla via della scissione
. I motivi di discordia tra Meschi e i socialisti
erano diversi e tutti di natura politica,
oltre ai rapporti con i repubblicani e allo
scarso appoggio fornito dalla CdL al candidato
socialista nel corso delle elezioni politiche
del 1913, pesava l’adesione di Meschi
all’Unione Sindaca Italiana.
Infatti, espulsa nel 1911 dalla CGIL, la
camera del lavo carrarese pur mantenendosi
autonoma, aveva partecipato con Meschi e
altri al congresso costitutivo dell’USI,
avvenuto a Modena nel novembre 1912. Al secondo
congresso dell’USI, tenuto a Milano
nel dicembre 1913, Meschi partecipò come
delegato, in questa occasione fu chiamato
a far parte del Comitato Centrale e pronunziò il
comizio di chiusura del congresso. Le polemiche
si trascinarono cosi per tutto il 1914 e
coinvolsero anche i problemi. che erano posti
all’Italia dallo scoppio della guerra.
Di fronte al conflitto Meschi sostiene una
posizione di neutralità e di estraneità,
dell’organizzazione sindacale fra interventisti
e neutralisti. Lo spingevano in tal senso,
sia i legami con i sindacalisti rivoluzionari
interventisti, tipo Alceste De Ambris, che
la presenza repubblicana all’interno
della CdL. Comunque nel momento della scelta
Meschi fu coerente coi suoi principi internazionalisti
e antimilitaristi; fu infatti sua la mozione
al consiglio generale dell’USI 13-14,
settembre 1914 che determinò l’uscita
della minoranza interventista.
Con l’entrata in guerra dell’Italia,
Meschi fu richiamato alle armi, ma sotto
stretta sorveglianza, fatto prigioniero dagli
austriaci dopo Caporetto rimase prigioniero
nei Carpazi in un campo di lavoro fono al
novembre del 1918 . Finita la guerra e rientrato
a Carrara riprese l’opera di riorganizzazione
della CdL avviando le pubblicazioni del “Cavatore”.
Nel biennio 1919-1920 la CdL fu protagonista
di numerose agitazioni e scioperi: spiccano
fra questi l’agitazione dei cavatori
per il rinnovo del contratto di lavoro e
la conquista delle 6 ore lavorative per i
minatori di Luni. Le successive agitazioni
per “l’esproprio” delle
cave provocarono la reazione aggressiva e
violenta delle squadre fasciste di Renato
Ricci (sostenuto dalla grande borghesia locale)
che ben presto ebbero ragione dei partiti
e delle organizzazioni sindacali.
Il tentativo di Meschi di tenere neutrale
la CdL nelle vicende politiche locali non
valse a salvarla dalla bufera; nel maggio
del 1922 è occupata dalle squadre
fasciste e a Meschi non resta altra scelta
che emigrare all’estero. Nel 1922 a
Parigi, partecipò attivamente alla
vita del gruppo “Pietro Gori” ,
fondando pure un periodico “Il Momento”_,
che usci in fasi successive nel 1923-24,
nel 1938 e nel 1945. Dopo l’assassinio
di Giacomo Matteotti il gruppo “Gori” promosse
un comitato d’azione interpartitico,
al quale aderirono socialisti, repubblicani
e anarchici, rappresentati da Meschi.
Negli anni successivi Meschi si impegnò a
fondo nell’organizzazione delle Legioni
garibaldine, promosse da Ricciotti Garibaldi;
partecipò sempre come “garibaldino” alla
cospirazione catalana organizzata dal colonnello
Francesco Macia . Una volta scoperta la vera
natura di Ricciotti Garibaldi, avventuriero
al soldo del governo fascista, ne derivarono
profondi contrasti all’interno dell'emigrazione
anarchica. Qualche polemica fu la causa.
della rottura tra Meschi e Armando Borghi.
Negli anni successivi Meschi fu tra i fondatori
della LIDU (lega dei diritti dell'uomo) e
attivo nella Concentrazione antifascista;
scoppiata la guerra civile in Spagna Meschi
si recò a combattere con la colonna
Ascaso, formata dagli esuli antifascisti
italiani e comandata da Carlo Rosselli.
Collaboro inoltre a “Guerra di Classe” il
periodico libertario pubblicato a. Barcellona
diretto da Camillo Berneri; riparò di
nuovo in Francia alla sconfitta delle forze
repubblicane. Sorpreso dall’avanzata
nazista fu internato nel campo di Noè nell’alta
Garonna, ove rimase fino alla fine del 1943.
A liberazione avvenuta, riprese la direzione
della CdL di Carrara, fino all’aprile
del 1947, quando per evitare scontro tra
le componenti interne alla Camera del Lavoro
si dimise.
Continuò la propria attività sindacale
pubblicando il “Cavatore” e intervenendo
nel dibattito nazionale con scritti, come
quello del 1948, “Dove va la CGIL?” pubblicato
in occasione del primo congresso unitario
della CGIL e con diversi articoli pubblicati
su “Il Libertario”.
Muore a Carrara l’11 Dicembre 1958.
Fonti e Bibliografia:
Alberto Meschi in L. Gestri, Dizionario monografico
del movimento operaio, a cura di F. Andreucci,
Roma 1978.
H. Rolland, Il sindacalismo anarchico di
Alberto Meschi, Firenze 1972
E. Santarelli, Il socialismo anarchico in
Italia, ad indicem Milano 1973.
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